Comune di Blenio
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Aquila

GEOGRAFIA

Il nome del Paese s’ipotizza derivi dalla presenza di un presidio dell’esercito romano il cui simbolo dell’intera legione romana era un’Aquila (paragonabile quindi a una bandiera di guerra o stendardo). Nel dialetto locale Daigra si pensa possa avere origine nella parola “agrum” che indica l’ampia campagna.
Il quartiere di Aquila si trova a un’altitudine di 782 m.s.m, possiede una vasta superficie di 7'739 ettari ed è situato in un’ampia conca che si estende dal torrente Soia (sud) fino al torrente Riascio (nord) e dall’Adula (est) alla cima di Gorda (ovest), su cui poggiano molti monti e rustici. Il quartiere si compone di un nucleo principale da cui si discostano le sue diverse frazioni Dangio, Ponto Aquilesco e Pinadeiro. Uno scampolo della regione del Luzzone e della Greina (di cui anche una parte situata su territorio grigionese) -conosciuta a livello nazionale per i suoi pregi naturalistici e paesaggistici- è pure di proprietà patriziale. Sul suo territorio passano due fiumi: il Reno anteriore e il Brenno della Greina; quest’ultimo, con le sue piene, metteva spesso in pericolo il paese, provocando ingenti danni e spaventi, ancora negli anni 1978 e 1984. Sono attivi diversi alpeggi tra cui gli alpi di Motterascio, Bresciana e Gorda.
Aquila comprendeva anche il territorio di Ghirone, che diventò comune a sé nel 1853, pur mantenendo unito il patriziato fino al 1914.

PONTO AQUILESCO E PINADERIO

Queste due frazioni di Aquila, situate a nord di Aquila sul versante sinistro della valle, da dove una volta passava una mulattiera che conduceva a Olivone, annoverano al loro interno essenzialmente residenze secondarie e dimore temporanee di contadini. Nella regione di Pinadeiro era presente una cava da cui si estraevano sassi, trasportati fino alla strada cantonale per mezzo di una teleferica e inseguito fino alle fornaci per la produzione di calce, situate una a Dangio (in funzione durante la prima g.m. fino agli anni ‘30) e l’altra tra Aquila e Olivone.

DANGIO

La frazione di Dangio che si erge su un millenario sedimento alluvionale formatosi dal materiale della Val Soia, conobbe diverse alluvioni nel corso dei secoli, e nella notte fra il 28 e il 29 agosto 1908 il ponte, così come la centrale elettrica e gli edifici della fabbrica di cioccolato furono danneggiati. Dietro il villaggio vi è la storica collina di Ingerio, a destra il colle del Grumascio. Ad Ingerio durante parecchi decenni del ‘900 gli scalpellini estrassero materiale dai massi ritrovati nella regione. Posta sul confine tra Torre e Dangio si trova la conosciuta fabbrica di cioccolato Cima Norma. Vanno ricordate la fabbrica di birra San Salvatore e la centrale elettrica che furono anch’esse decisive per l’economia. L’ubicazione di queste importanti infrastrutture legò Dangio più al comune di Torre che a quello di Aquila, al quale apparteneva. Fu però Torre a beneficiare della Cima Norma dal punto di vista sia politico che economico, grazie agli introiti fiscali che il comune riceveva e al domicilio dei proprietari della fabbrica. A Dangio si possono inoltre ammirare antiche costruzioni, di cui anche la costruzione signorile “Villa Assunta” e alcuni affreschi.

ALTRE CARATTEISTICHE SOCIO-CULTURALI

Va ricordata la presenza della Chiesa parrocchiale di San Vittore Mauro, di cui si trova testimonianza scritta in documenti del 1213 e 1230, sui cui antichi muri si costruì negli anni 1728-30 una costruzione del tutto diversa, assumendo un aspetto tardo-barocco, come è visibile ancora oggi. La Chiesa è stata recentemente restaurata in più fasi, in quanto bene culturale tutelato. Gli affreschi (raffiguranti i santi Vittore Mauro, Giuseppe Pietro, Giacomo e Carlo) realizzati nel 1732, sono opera del pittore bleniese Carlo Biucchi; altre decorazioni che datano degli anni attorno al 1870 sono del leventinese Tommaso Calgari. Il campanile è probabilmente del XVI, sebbene gli ultimi due piani furono aggiunti nel 1641. Attorno al camposanto sono disposte le quattordici cappelle della Via Crucis.

Ad Aquila è presente la Milizia della Madonna del Rosario che si esibisce ogni prima domenica di luglio. La milizia di Aquila nasce nel contesto ottocentesco elvetico della costituzione della Repubblica, in cui molte truppe svizzere furono inviate in guerra da Napoleone sui campi di battaglia dell’ Italia, della Spagna e della Russia. La sagra rimanda tradizionalmente a un segno di gratitudine verso la Madonna per aver risparmiato, durante la ritirata sul fiume Beresina dalla Campagna di Russia del 1812, molti militi bleniesi. Sagre di questo tipo in Valle di Blenio si svolgono anche a Ponto Valentino e a Leontica. Ancora oggi la Milizia Napoleonica è parte integrante della realtà aquilese.
Diverse case nel comune conservano interessanti affreschi dei sec. XV-XVIII. E nelle varie frazioni e nuclei sono presenti oratori con affreschi risalenti ai secoli XVI-XVII.
Nella zona di Grumarone, dopo il ponte sul Brenno, è inoltre presente un ponte romano restaurato.
Non va dimenticato lo spuntone di roccia “Sas Pidana” (che si eleva sulla sinistra della campagna) su cui erano aggrappate, tra il XII e il XIII secolo, alcune costruzioni dei “Cröisch” simili a quelle trovate a Malvaglia e Dongio.

SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA: ACCENNI DEL PASSATO E DEL PRESENTE

Il fenomeno migratorio all’interno dell’Europa ebbe il suo apice nel periodo dei landfogti, in cui gli aquilesi svolsero attività di marronai, facchini, domestici, cuochi e cioccolatieri. Quest’ultimo ambito di attività - come abbiamo visto - fece di Aquila la “culla dei cioccolatieri bleniesi” (Federico Bruni, 1946), dapprima essenzialmente cioccolatieri alla prea (strumento di lavorazione del cacao), inseguito industriali fabbricanti di cioccolato.
Nel 1850 vi erano 700 abitanti (1200 compreso Ghirone quando ancora faceva parte di Aquila) che nel corso del 1900 scesero -a causa di diversi fattori- fino a raggiungere le 450 unità nel 1990. In questi anni il numero di abitanti si aggira a 500. Questo significa che Aquila è ancora viva, come lo testimoniano le nuove costruzioni e la presenza della scuola dell’infanzia. Una parte della popolazione si concentra ancora sull’agricoltura, ma esistono anche piccole e medie aziende artigianali e industriali. A questo proposito va ricordata l’apprezzabile e conosciuta fabbrica di orologi che, anche se oggi non è più attiva, ha saputo offrire un centinaio di posti di lavoro, ricevendo prestigiosi riconoscimenti grazie ai suoi prodotti.

Fonti

  • Luca Solari. 
Blenio: una valle a confronto. Ed. Salvioni, Bellinzona 1998

 

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